Se esiste una pianta che per millenni è stata considerata più preziosa dell’oro è sicuramente il grano. Materia prima dei due alimenti che sono stati e sono ancora oggi alla base della nostra alimentazione, il pane e la pasta. Il Grano duro ( triticum durum), che è la varietà di grano più utilizzata per la produzione della pasta, viene coltivato, in Italia, prevalentemente in Sicilia ed in Puglia ma anche in aclune aree dell’Italia centrale e settentrionale. I grani italiani sono, però, considerati “deboli” a causa del loro minore contenuto di glutine, sostanza che consente, alla pasta, una migliore “resistenza” durante la cottura, e per questo motivo molti produttori (ma potremmo dire quasi tutti) preferiscono utilizzare grani esteri accordando particolare preferenza a quello canadese per la produzione di pasta e di prodotti da forno. Ma sarà vero che il grano più utilizzato dai produttori di pasta italiani, cioè quello canadese, ci garantisce un prodotto qualitativamente superiore e genuino? La risposta è NO, anzi tutt’altro. Vediamo di capire meglio perché. Per cominciare possiamo dire che se da un lato, il grano canadese, possiede una maggiore presenza di glutine dall’altra contiene un’alta concentrazione di glifosato. Ma cosa è il glifosato ? Il glifosato è una sostanza utilizzata in pesticidi e diserbanti, commercializzata, per la prima volta, negli anni ’70 dalla nota azienda Monsanto. In Canada l’utilizzo del glifosato è consentito sia prima che dopo la semina. In Italia invece…: Il Ministero della Salute – Direzione Generale per l’Igiene e la Sicurezza degli alimenti e la Nutrizione il 09 agosto 2016 ha emesso un Decreto di “revoca di autorizzazioni all’immissione in commercio e modifica delle condizioni d’impiego di prodotti fitosanitari contenenti la sostanza attiva glifosate in attuazione del regolamento di esecuzione (UE) 2016/1313 della Commissione del 1°agosto 2016”. Questo Decreto, all’Art.1, recita testualmente: “A decorrere dal 22 agosto 2016 si adottano le seguenti disposizioni di modifica delle condizioni d’impiego di prodotti fitosanitari contenenti la sostanza attiva glifosate: – revoca dell’impiego nelle aree frequentate dalla popolazione o dai gruppi vulnerabili di cui all’articolo 15, comma 2, lettera a ) decreto legislativo n. 150/2012 quali: parchi, giardini, campi sportivi e aree ricreative, cortili e aree verdi all’interno di plessi scolastici, aree gioco per bambini e aree adiacenti alle strutture sanitarie; – revoca dell’impiego in pre-raccolta al solo scopo di ottimizzare il raccolto o la trebbiatura; – inserimento nella sezione delle prescrizioni supplementari dell’etichetta in caso di impieghi non agricoli, della seguente frase: “divieto, ai fini della protezione delle acque sotterranee, dell’uso non agricolo su: suoli contenenti una percentuale di sabbia superiore all’80%; aree vulnerabili e zone di rispetto, di cui all’art.93, comma 1 e all’art.94, comma 4, del decreto legislativo 3 aprile 2006, 152 ” (http://www.trovanorme.salute.gov.it/norme/renderNormsanPdf?anno=2016&cod… ) Certo è poca cosa ma in sostanza in Italia e nell’Unione Europea è vietato nella produzione agroalimentare. Tutto questo perché considerato cancerogeno sulla base di una valutazione espressa, nel 2015, dalla International Agency for Reserch on Cancer (organo dell’O.M.S. considerato la massima autorità in campo oncologico). Allora perché, per la produzione del grano canadese, viene utilizzato il glifosato? Il motivo, in realtà è abbastanza semplice: quella del grano, che nelle nostre aree viene seminato in autunno, è una coltura che di norma avviene in zone calde che permettono la sua maturazione verso la fine di giugno, periodo in cui le spighe passano dal colore verde al classico color “oro”. Durante questo naturale passaggio di maturazione il grano perde parte del suo contenuto di glutine e di sostanze nutritive. In Canada, cosi come nel nord degli Stati Uniti, il grano viene seminato, per questioni climatiche, in primavera e raccolto in autunno. In autunno, però, in Canada il clima comincia divenire molto piovoso allora per ovviare alla lentezza di maturazione in quel periodo, le coltivazioni, 20 giorni circa prima del raccolto, vengono trattate con il glifosato che, di fatto, secca immediatamente la pianta e lo fa quando la spiga non ha ancora raggiunto il suo stato di maturazione naturale. Questo comporta da un lato una maggiore presenza di glutine e sostanze nutritive, perché la maturazione della pianta viene arrestata nel momento in cui non ha ancora avuto il calo di sostanze che si registra nell’ultima fase della maturazione (come, invece, avviene per il nostro grano). Dall’altro, però, il grano prodotto con questo sistema non si può considerare genuino, in quanto le tracce del glifosato rimangono nel prodotto finale. Riuscire ad evitare di mangiare un buon piatto di pasta con glifosato non è impresa semplice, l’unico consiglio che ci sentiamo di darvi è quello di fare riferimento al pastificio artigianale più vicino a voi, dove, con un po’ di fortuna, potrete trovare un artigiano in grado di indicarvi la provenienza del grano che ha originato la farina che utilizza per la sua produzione.