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Cibi Genuini

Evitare frutta spagnola!

Oltre il fatto che è sinceramente assurdo comprare frutta come arance, mele e pere dalla Spagna quando in Italia questi frutti da sempre sono stati l’eccellenza dei vari territori (arance = Sicilia, mele = trentino…), ma la cosa ancora più grave è che la Spagna utilizza pesticidi, vietati in Italia e nella maggior parte dei paesi dell’Unione Europea, come la Etossichina. Questa frutta Spagnola “tossica” si trova nei nostri supermercati ed è anche a buon prezzo. L’etossichina permette di conservare la frutta in celle frigorifere per diversi mesi, senza che si annerisca e quindi non marcisce. Il risultato è un frutto vecchio con un pesticida pericoloso per la nostra salute, in particolare per il fegato. La stessa Coldiretti, qualche tempo fa, ha denunciato la presenza di questo pesticida nella frutta proveniente dalla Spagna, in particolare pere e mele. Spiega Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti: “E’ allarme in Italia per la presenza di frutta spagnola “tossica” perché trattata con una sostanza pericolosa per la salute utilizzata per allungarne la conservazione anche durante il trasporto. Una misura necessaria per tutelare la salute dei consumatori e difendere i produttori italiani dalla concorrenza sleale….”

Cibi con OGM

Oggi purtroppo rischiamo di ritrovarci gli OGM in tavola perché non si sa quale siano gli ingredienti geneticamente modificati presenti nella catena alimentare. Ai consumatori viene di fatto negato il diritto di poter scegliere. Nel mondo, dati 2008, sono stati coltivati oltre 125 milioni di ettari di piante geneticamente modificate. L’Italia si è dichiarata, per adesso, OGM free. Speriamo che mantenga questa posizione nonostante la forza delle “pressioni economiche” in materia di OGM. La multinazionale leader del settore è la Monsanto ( Acquisita da parte della Bayer per più di 60 miliardi di dollari) che realizza prodotti chimici per l’industria alimentare, pesticidi, materiali plastici, ormoni per ingrassamento bovini, si occupa di biotecnologia applicata alla coltura transgenica e lotta contro i parassiti. Vi rimandiamo per un approfondimento a questo interessante articolo che spiega chi è e cosa fa la Monsanto.   Elenco di alcuni cibi fatti con OGM (Nelle confezioni dei prodotti NON è sempre specificata la presenza di alimenti trasgenici) Con il termine OGM (organismo geneticamente modificato) si identificano tutti gli organismi che hanno subito una modifica artificiale del proprio patrimonio genetico (DNA).   Gli OGM non mostrano alcun beneficio oggettivo per i consumatori e gli agricoltori, ma solo per l’industria biotech che brevetta e vende semi transgenici e sostanze chimiche.   L’obiettivo dei produttori meno virtuosi è diverso dal nostro: vogliono che i cibi siano belli, senza “macchie” e scadano il più tardi possibile. Per fare questo utilizzano sostanze chimiche di varia natura (e non da ultimi OGM e pesticidi vari) in modo da renderli più belli, lucidi e duraturi (perchè, in sostanza, più stanno nello scaffale più possibilità hanno di venderli). noi vorremmo che il cibo fosse fresco, che non venga fatto con ingredienti creati chimicamente in laboratorio o che non si trovino in natura. Insomma, vorremmo cibi che non facciano male alla salute nostra e dei nostri cari.   Ovviamente il giro di denaro nell’ambito OGM è altissimo, per tale motivo capita spesso di sentire che gli OGM sono il rimedio per la fame nel mondo o un passo verso un’agricoltura rispettosa dell’ambiente: qualcuno ci crede?!   In un interessante articolo di Greenpeace, che da anni si batte contro il rilascio in ambiente degli OGM, si legge: “Gli OGM sono un pericolo per l’ambiente, comportano rischi per la salute e minacciano gli equilibri economici e sociali“. Sollevano, inoltre, questioni etiche che non sono state sufficientemente discusse. Ad oggi gli organismi geneticamente modificati non sono altro che una sfaccettatura di un settore agricolo di stampo industriale, in cui l’uso di erbicidi e pesticidi è molto diffuso. Inoltre, il rilascio di OGM nell’ambiente comporta notevoli rischi, come la perdita di biodiversità, e molti altri addirittura imprevedibili”.   ARTICOLO DI APPROFONDIMENTO La lista dei produttori alimentari che utlizzano OGM nella filiera produttiva Un Ogm è, quindi, un organismo i cui geni sono stati modificati attraverso tecniche di ingegneria genetica, comunemente note, in ambiente scientifico, con il nome di tecniche di Dna ricombinante. La tecnica prevede la combinazione in vitro di diverse molecole di Dna per creare un nuovo gene, diverso da gene originario, che viene successivamente inserito in un organismo che può essere vivente o meno. Per la differenza fra Ogm transgenici e OGM cisgenici vi rimandiamo alle pagine di Wikipedia.   La divisione russa di Greenpeace ha elaborato un quadro di insieme sulle aziende che utilizzano sistematicamente gli  OGM nei loro cicli produttivi stilando un elenco dei prodotti, commercializzati da queste aziende, che prevedono l’utilizzo di materie prime OGM. Già dal 2000 in molti paesi dell’Unione Europea e degli USA sono state create liste di aziende che utilizzano i prodotti  transgenici che vengono pubblicate ed in alcuni casi pubblicizzate. Su questa scia Greenpeace.org ha pubblicato il risultato della nuova ricerca partendo dal presupposto che le indagini non possono uniformare i mercati, ma segnalano la tendenza della produzione di catene e aziende”. Ovviamente la lista non è esaustiva e comprende alcuni prodotti presenti nei supermercati italiani. Bene, bando alle ciancie, eccovi la lista (in ordine alfabetico per produttore) di Greenpeace Russia (greenpeace.org). In grassetto i prodotti presenti anche in Italia:   Società di produzione Kellog’s Tipologia di prodotto Corn Flakes cereali Frosted Flakes cereali Rice Krispies cereali Corn Pops fiocchi Schiaffi fiocchi Froot Loops anelli di cereali colorati Di Apple Jacks cereali-ring con il gusto di mela All-Bran Apple Cinnamon / Blueberry crusca sapore di mela, cannella, mirtillo Gocce di cioccolato gocce di cioccolato Pop Tarts sfoglia ripiena di tutti i gusti Nutri-grain Biscotti ai cereali anche ripieni gusti vari Crispix biscotti Smart Start fiocchi All-Bran fiocchi Just Right Fruit & Nut fiocchi Miele Crunch Corn Flakes cereali Raisin Bran Crunch cereali Cracklin “crusca di avena” fiocchi     Società di produzione Hershey’s Tipologia di prodotto Toblerone cioccolata, vari tipi Mini Baci cioccolatini Baci cioccolatini Kit-Kat barretta di cioccolato Chips biscotti semi-dolci Chocolate Chips biscotti coccolato al latte Reese’s Peanut Butter Cups burro di arachidi Scuro speciale tavoletta cioccolato fondente Cioccolato al latte tavoletta cioccolato al latte Sciroppo di cioccolato sciroppo Dark Chocolate Syrup sciroppo Strawberry Syrop Sciroppo di fragola     Società di produzione Mars Tipologia di prodotto M & M’s cioccolatini, vari tipi Snickers barretta snack al cioccolato Via Lattea (Milk-Way) barretta snack al cioccolato Twix barretta snack al cioccolato Crunch fiocchi di riso al cioccolato Cioccolato al latte Nestle cioccolato Nesquik preparato in polvere per bevanda al cioccolato Fruit & Nut barretta snack     Società di produzione Heinz Tipologia di prodotto Ketchup normale senza sale Chili Sauce salsa di peperoncino rosso Heinz 57 Steak Sauce Salsa con sugo di carne     Società di produzione Hellman’s Tipologia di prodotto Reale Maionese maionese Maionese Light maionese Maionese Low-Fat maionese     Società di produzione Coca-Cola Tipologia di prodotto Coca-Cola bevanda gassata dolce Sprite bevanda gassata dolce Cherry Coca bevanda gassata dolce Minute Maid Arancione bevanda gassata dolce Minute Maid Uva bevanda gassata dolce     Società di produzione PepsiCo Tipologia di prodotto Pepsi bevanda gassata dolce Pepsi Cherry bevanda gassata dolce Mountain Dew bevanda gassata dolce     Società di produzione Frito-Lay / PepsiCo (componenti OGM possono essere

Acrilammide, impossibile evitarla

Cominciamo con il capire cosa è l’acrilammide e perché è importante cercare di limitarne il consumo, per quanto possibile. L’acrilammide è una sostanza chimica che si genera attraverso la cottura, ad alte temperature, degli alimenti con contenuto di amidi significativo (es. patate, farine ecc..). Il processo di generazione dell’acrilammide coincide con quel momento della cottura che conferisce all’alimento la doratura o, ancora peggio, la bruciatura. Ma perché dobbiamo fare attenzione a limitarla? In base ad una ricerca effettuata dall’EFSA (l’Autorità Europea per la sicurezza alimentare) l’assunzione di acrilammide attraverso l’alimentazione ha prodotto, sugli animali utilizzati per i test, un aumento delle probabilità di sviluppare tumori in vari organi. Sebbene i test eseguiti sugli uomini non siano ancora significativi, gli esperti dell’EFSA concordano nel ritenere che l’assunzione di acrilammide attraverso la dieta alimentare aumenti il rischio di insorgenza del cancro nei consumatori senza distinzione di fascia d’età. Il motivo per il quale è, praticamente, impossibile evitarla risiede nel fatto che le cotture che la generano sono tutte quelle che avvengono a più di 150 gradi (cottura ad alta temperatura) e quindi: la frittura, la cottura alla griglia, la cottura al forno e, non ultima, la lavorazione industriale. Esistono, allora, alimenti da evitare per riuscire a limitare assunzione di acrilammide? Naturalmente, oltre ad alcuni alimenti, che molti di noi utilizzano e cuociono quali: patate al forno o fritte, bastoncini di pesce, sofficini, crocchette ecc.., vi sono anche prodotti commercializzati e di pronto uso che la contengono, come ad esempio: crackers, fette biscottate, biscotti, pane croccante, ma anche quello morbido. Da quanto detto si intuisce facilmente che riuscire ad evitare gli alimenti maggiormente soggetti alla produzione di acrilammide è, praticamente impossibile, sia perché le cotture che la generano sono largamente utilizzate nelle nostre cucine, sia per il quantitativo di alimenti preparati in commercio che la contengono, allora cosa possiamo fare per l’imitarne assunzione? Riuscire a negare ad oltranza, ai nostri pargoli, una “padellata” di patatine è un’impresa ardua, se non addirittura impossibile, allora l’unica alternativa, che peraltro coincide con i suggerimenti degli esperti di nutrizione, e quella di variare la nostra dieta il più possibile, prediligendo maggiormente le cotture per bollitura ed al vapore unite all’utilizzo di spezie per rendere il sapore dei nostri piatti appetibili anche al palato, molto ricercato, dei bambini. (Trucchi ed espedienti per avviare i bambini ad una sana alimentazione) Per ciò che riguarda, invece, l’industria alimentare, la FoodDrinkEurope, un’organizzazione dell’industria alimentare europea, in sinergia con la Commissione europea, ha pubblicato delle linee guida per gli addetti del settore, che segnalano e promuovono modalità per ridurre la presenza di acrilammide nei prodotti lavorati.

Olio di Palma

Cosa è l’olio di palma Assumere ogni giorno, magari più volte al giorno, prodotti con olio di palma potrebbe rappresentare un rischio per la salute di cuore e arterie. (Vai alla sezione Biscotti senza olio di palma) Oggi l’olio di palma è usato come olio alimentare, ed è presente in tantissimi (troppi) alimenti e cibi preconfezionati dalle cioccolate per bambini ai biscotti, alle patatine fritte, al latte per neonati. Opportunamente modificato viene usato nella preparazione di cosmetici, saponi, dentifrici, ecc. Bisogna fare una distinzione tra – olio di palma integrale (allo stato grezzo) che ha un alto contenuto di sostanze benefiche: vitamine A sotto forma di carotenoidi vitamine E e antiossidanti – olio di palma raffinato, utilizzato dall’industria alimentare, che invece perde quasi completamente queste sostanze benefiche (vitamine e antiossidanti) durante il processo di raffinazione. Tale processo avviene chimicamente con l’obiettivo di ridurne l’acidità e schiarirlo con il risultato che l’olio, al termine del processo, diventa pericoloso per la nostra salute. Bisogna fare attenzione anche e soprattutto quando si legge Olio di Palmisto perché è il peggiore, ha l’80% di grassi saturi. Viene prodotto dal “nocciolo” e non dal frutto della palma. In una puntata di Report (Rai3) facevano  vedere come viene utilizzato nelle creme e nei cornetti, ad esempio, dell’autogrill. In generale il 90% dei cornetti analizzati da Report avevano un elevato quantitativo di grassi saturi.   Al supermercato tra gli ingredienti di molti prodotti al posto di trovare esplicitato “olio di palma” è possibile trovare scritto “grassi vegetali” o “olio vegetale” ma il risultato non cambia perché è quasi sicuramente in tutto o in parte olio di palma. Per averne la certezza basta guardare i “grassi saturi” della tabella nutrizionale, se sono più o meno la metà del totale si tratta sicuramente di olio di palma. L’olio di palma utilizzato dall’industria alimentare può essere composto anche fino al 50% da grassi saturi o addirittura fino all’80% nel caso si tratti del suo derivato (ancora più economico) olio di palmisto.

Aree inquinate in Italia

Ti potrebbero interessare: Soluzioni naturali in grado di combattere l’inquinamento Situazione inquinamento in Italia e nel resto del mondo, mappa interattiva dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Per trovare cibi sani e genuini dovremmo fare attenzione anche alle zone nelle quali gli alimenti vengono prodotti. Infatti ci sono molte aree nel mondo, e l’Italia è fra queste, dove l’inquinamento ha reso i terreni e l’aria più o meno “velenosi”. Il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare valuta che il 3% del territorio nazionale è contaminato, parliamo di quasi 2mila km² tra mare, fiumi, laghi e più di 5mila km² di terra. Le aree con presenza di Amianto sono Balangero (Torino), Broni, (Pavia), Casale Monferrato (Alessandria), Bari, Biancavilla (Catania) Centrali nucleari: Saluggia e Trino vercellese (Vercelli), Caorso (Piacenza), Borgo sabotino (Latina), Sessa Aurunca (Caserta),  Rotondella (Matera). Discariche: Emarèse (Aosta), Scandiano (Reggio Emilia), Sassuolo (Modena), Pitelli (La Spezia), Malagrotta (Roma), Guglionesi (Campobasso), Agro Aversano (Caserta), Pianura (Napoli), Litorale Domitio-Flegreo (Napoli) Petrolio: Trieste, Porto Marghera (Venezia), Laghi di Mantova (Mantova), Fidenza (Parma), Livorno, Ravenna, Massa Carrara, Falconara Marittima (Ancona), Napoli Orientale (Napoli), Brindisi, Milazzo (Messina), Priolo Gargallo (Siracusa), Gela (Caltanissetta), Porto Torres (Sassari) Acciaio: Sesto San Giovanni (Milano), Papigno (Terni), Piombino (Livorno), Bagnoli-Coroglio (Napoli), Taranto. Un’altra fonte di inquinamento sono le polveri sottili  (PM10) causate dal trasporto su gomma (auto e camion). Dai dati del dossier “Mal’aria” 2015 di Legambiente la situazione è drastica con 56 capoluoghi che hanno registrato, dall’inizio dell’anno ad oggi, il superamento della soglia massima giornaliera consentita di polveri sottili. Oltre Roma e Napoli tra le peggiori, secondo Legambiente, anche Frosinone e Parma. Individuate le zone a rischio dovrebbe essere possibile, per esclusione, individuare le aree e le zone di produzione meno inquinate e, quindi, presumibilmente trovare cibi sani e genuini. Nelle confezioni dei prodotti industriali è possibile leggere lo stabilimento di produzione e rendersi conto se la zona è “pulita”. Per i prodotti che segnaliamo questa verifica la facciamo noi. Nei supermercati (GDO) per frutta e verdura la situazione è diversa (in negativo) perché, per legge, deve essere indicato solo il Paese di provenienza e non la regione, la provincia e il comune. Quindi è possibile che ci sia indicata come provenienza Italia e la verdura o la frutta essere stata coltivata accanto all’Ilva di Taranto. Mappa d’Italia con impianti chimici e industriali, centrali elettriche, discariche, aree con amianto  Stabilimenti industriali a rischio di incidenti pericolosi in Italia Numero stabilimenti industriali pericolosi Approfondimento: Inquinamento industriale “L’Italia dei veleni: ecco dove l’inquinamento uccide di più”, titola così un interessante articolo di Wired.it che riporta i dati di una analisi epidemiologica svolta da “Sentieri” (progetto coordinato dall’Istituto superiore di sanità e finanziato dal Ministero della salute) per individuare le zone più inquinate d’Italia al fine di comprendere quali siano gli effetti dell’inquinamento industriale sulla popolazione italiana. I dati sono sconvolgenti, con un’ incidenza di mallattie gravi che, in certe zone vicine ad impianti industriali, è aumentata anche del 100%. A quanto pare, infatti, non c’è solo la terra dei fuochi, Piombino o l’Ilva di Taranto ma almeno altre 16 aree sono soggette a inquinamento industriale. Sarebbero 44 le aree molto inquinati in Italia. (In rosso le aree più soggette ad inquinamento industriale). (mappa a tutto schermo)  Inoltre, dal Rapporto del 2013 ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sono state mappate le industrie italiane considerate pericolose. Il risultato parla chiaro, in Italia sono più di 1.000 gli stabilimenti a rischio di “incidente rilevante”, di questi, oltre il 50% si trova in Lombardia (25%), Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte. Mappa ubicazione stabilimenti (Rapporto Tecnico MATTM-ISPRA “La mappatura dei pericoli di incidente rilevante in Italia”) Mappa con il numero degli stabilimenti pericolosi (Rapporto Tecnico MATTM-ISPRA “La mappatura dei pericoli di incidente rilevante in Italia”) A questo link un’interessante documento del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, con la mappa delle aree di interesse nazionale contaminate, per le quali è stato attivato il procedimento di Bonifica.

Alimenti da evitare

Alimenti da evitare L’immagine (fonte: blog sottovoce360) indica la quantità di zucchero presente nelle seguenti bevande: “Acqua: 0,0 gr per confezione; 0,0 per 100 ml – Latte e cioccolata: 11 gr per confezione; 5,5 per 100 ml  – Multivit Ananas Kiwi e Arancio: 24 gr per confezione; 12 per 100 ml – Bevanda al gusto d’arancio: 27 gr per confezione; 13,5 per 100 ml – Red Bull: 27 gr per confezione; 11 per 100 ml – The Freddo al limone: 36 gr per confezione; 7,2 per 100 ml – Coca Cola: 39 gr per confezione; 10,6 per 100 ml” CibiSanieGenuini.it ha stilato una lista di alimenti non graditi a coloro che desiderano mangiare sano e genuino. La lista dovrebbe essere oggettivamente più lunga, ma per adesso iniziamo ad elencare quelli che possono nascondere le insidie più immediate per la nostra salute. (Continueremo ad aggiornare l’elenco anche grazie ai vostri contributi). – Olio di palma Assumere ogni giorno, magari più volte al giorno, prodotti con olio di palma potrebbe rappresentare un rischio per la salute di cuore e arterie. Scusate la schiettezza ma meglio essere chiari fin dall’inzio. Oggi l’olio di palma è usato come olio alimentare, ed è presente in tantissimi (troppi) alimenti e cibi preconfezionati dalle cioccolate per bambini ai biscotti, alle patatine fritte, al latte per neonati. << Continua >>  – Preparati di carne industriali Spinacine, wurstel, crocchette di pollo, polpettone, tortellini ripieni di carne… Sole24Ore (27 ottobre 2015): “È ufficiale: le carni lavorate, come per esempio i wurstel, sono cancerogene e vanno inserite nel gruppo 1 (a pericolosità più alta come il fumo e il benzene) delle sostanze che causano il cancro. Lo afferma l’International Agency for Research on Cancer (Iarc) dell’Oms. Meno a rischio quelle rosse non lavorate, inserire fra le «probabilmente cancerogene»”. La maggior parte degli alimenti realizzati industrialmente con impasti di carne sono prodotti con quella che viene chiamata “Carne separata meccanicamente” (CSM), ma della carne c’è poco più dell’odore. Sul sito ufficiale della Commissione Europea (Regolamento EC N. 853/2004), si trova le seguente definizione: “Carni separate meccanicamente” o “CSM” prodotto ottenuto mediante rimozione della carne da ossa carnose dopo il disosso o da carcasse di pollame utilizzando mezzi meccanici che conducono alla perdita o modifica della struttura delle fibre muscolari In sostanza per creare queste poltiglie di pseudo carne, molto utilizzata nell’industria alimentare, vengono macinati con potenti macchinari, tutti gli scarti animali quindi anche ossa, pelle, unghie, cartilagini, ecc. Una volta questi scarti venivano gettati, mentre oggi l’industria li sfrutta, con un risparmio incredibile nella produzione, per realizzare preparati a base di carne da vendere nei supermercati come prodotti facili da preparare e dal sapore gradevole grazie, anche, all’aggiunta di additivi gustosissimi. Inoltre durante il procedimento di frantumazione/macinazione vengono distrutte le fibre muscolari e la loro distruzione favorisce lo sviluppo batterico, ovvero, avviene una crescita microbica soprattutto nelle carni di pollo, tacchino, maiale. Stabilimenti che producono carni macinate, preparazioni di carni separate meccanicamente Stabilimenti che producono preparati a base di carne – Dado da cucina Sconsigliamo l’utilizzo dei dadi, tuttavia, essendo comunque, un prodotto che si trova nella maggior parte delle cucine italiane, abbiamo dato un’occhita in giro e stilato, per voi, una piccola lista di dadi, granulari per brodo e brodo pronto in brick, rigorosamente di verdure, che potrete trovare nella maggior parte delle catene di supermercati, e che, “almeno”, non contengono: olio o grasso di palma, inosinato disodico, destrosio, guanilato disodico, maltodestrine, glutammato mono o disodico e sciroppo di glucosio. Vai alla lista di dadi con ingredienti accettabili. La maggior parte del Dado vegetale da cucina presente nei supermercati contiene il 4% (sul totale) di verdure disidratate, un po’ di prezzemolo e un po’ di spezie, tutto il resto è sale, grassi vegetali, esaltatori di sapidità: glutammato monosodico, inosinato disodico, guanilato disodico; estratto di lievito, zucchero e destrosio. Come sappiamo l’ordine nel quale vengono inseriti gli ingredienti rispecchia il quantitativo presente nell’alimento (vai alla sezione “come leggere le etichette”), quindi, nel dado preso ed esempio, ma più generalmente nella maggior parte dei dadi e dei granulari per brodo in commercio, il sale e il grasso vegetale sono le componenti principali. Un altro dado, che abbiamo preso in esame, acquistabile nella maggior parte dei supermercati ha il 50,1% di Sale iodato, Grasso vegetale di palma, esaltatore di sapidità: glutammato monosodico, guanilato disodico e inosinato disodico, estratto per brodo (con soia), l’1% di olio extravergine di oliva e aromi. Le verdure solo lo 0,8% (cipolla, carota, prezzemolo e sedano), il tutto finsice con un  estratto di cipolla e un estratto di carne). Questi elementi sono sufficienti per ritenere il dado un alimento non propriamente genuino Per i dadi di carne bisogna considerare quanto detto sopra su “Spinacine, wurstel, crocchette di pollo e in generale preparati di carne…” Ma cosa è il glutammato monosodico, presente nella maggior parte dei dadi e dei granulari per brodo? e che controindicazione ha per la salute? Franca Braga di Altroconsumo ci dice come hanno classificato il glutammato nella tabella degli additivi: “Noi lo abbiamo classificato come un additivo sospetto, per il quale sono in corso degli studi. Ma soprattutto inutile e ingannevole. Perché serve a coprire quelle che possono essere carenze di gusto, carenze di qualità degli alimenti di base. Abbiamo visto nel corso degli anni un aumento, una liberalizzazione da parte di quella che è la normativa comunitaria sull’utilizzo di questo additivo, e quindi quando facciamo la spesa, quanto ne acquistiamo e quando mangiamo, quanto glutammato assumiamo?”. (Fonte: http://www.report.rai.it/dl/Report/puntata/ContentItem-712460b6-f9fa-449…) – Bevande gassate e zuccherate  Gli amanti dei liquidi zuccherati e gassati ci odieranno ma se leggiamo gli ingredienti spesso si legge: acqua, zucchero e qualche addittivo chimico e la bevanda è pronta! In sostanza tutto si gioca sul marketing e la comunicazione, insomma spot pubblicitari con i quali siamo cresciuti, che ci hanno convinto come acqua, additivi, aromi “naturali”, ecc., siano bevande perfette per lo sport, da bere in famiglia, con gli amici, alle feste… INCREDIBILE! A proposito, nella voce generica “aromi naturali”, l’ingrediente (un tempo segreto) “7X” della famosa Coca Cola sembra sia estratto dalle foglie della pianta di coca, private del principio attivo psicotropo. La “The Coca-Cola Company”, sembrerebbe che sia l’unica azienda al mondo che è stata autorizzata dalla Drug Enforcement Administration (DEA), l’organismo responsabile della lotta alla droga negli USA, a commercializzare e trattare questo, particolare “ingrediente”. Già dal 2000 in molti paesi dell’Unione Europea e degli USA sono

Conserve pomodoro

Sarà davvero passata di pomodoro Italiana?

Sarà davvero passata di pomodoro Italiana? Questa è la domanda che, recentemente, la maggior parte degli italiani si pone quando sosta, al supermercato, davanti all’espositore della salsa di pomodoro. Si perché, parliamoci chiaro, la notizia che il condimento più utilizzato dagli italiani (assieme all’olio extravergine d’oliva), una delle icone dell’italianità nel mondo, potrebbe essere, in realtà, pomodoro cinese, fa accapponare la pelle. L’argomento, di cui sul web si parlava già da un pò (e non soltanto in riferimento ai pomodori), è tornato prepotentemente alla ribalta dopo la messa in onda di un servizio/reportage della iena Nadia Toffa, che fingendosi un possibile acquirente italiano si è recata in Cina per confrontarsi con i “fornitori”. L’idea del reportage nasce dal fatto che alcune aziende produttrici italiane (il numero è imprecisato, ma ci auguriamo che siano poche) mettono in commercio salsa di pomodoro che nell’etichetta, della confezione, riporta frasi quali: prodotto in Italia, made in Italy, gusto italiano, coltivato in Italia, il tutto, spesso, condito dall’esibizione del tricolore, senza che, nella salsa prodotta, ci sia un pomodoro italiano. A questo punto la domanda è: ma allora che pomodori ci sono nella salsa che sto mangiando? La risposta, ammesso che sia possibile, è ancora più sconvolgente della domanda ed è: nessuno, nel senso che non si tratta di pomodori, nudi e crudi, ma, la salsa è prodotta dalla diluizione di una “pasta di pomodoro”, cioè un superconcentrato di pomodoro, prodotta in Cina con pomodori cinesi. Dalle confidenze che il rappresentante dell’azienda cinese ha reso alla Toffa, emerge chiaramente che gli importatori italiani sono, peraltro, interessati esclusivamente al risparmio sul prezzo arrivando, addirittura, ad acquistare “pasta di pomodoro” già scaduta. Ma come è possibile tutto ciò? Questo non è certo un mistero, perché la legislazione vigente consente di considerare come italiano qualsiasi prodotto la cui “lavorazione sostanziale” si svolga in Italia. Nel caso che stiamo trattando per “lavorazione sostanziale” si intende che la diluizione del superconcentrato avviene in Italia, e per questo motivo, il prodotto finale, si può considerare italiano. L’unica informazione che la legge tutela, cioè punisce chi mendacemente riporta questa indicazione sull’tichetta è “100% pomodori italiani”. Quindi, l’indicazione “100% pomodori italiani”, posto sull’etichetta di una salsa di pomodoro, dovrebbe (ed il condizionale è d’obbligo in questi casi) garantirci un minimo di sicurezza in più. Ricordiamo a tutti che il problema non riguarda soltanto la salsa di pomodoro, ma il problema di tracciabilità delle materie prime riguarda anche altri prodotti quali: minestroni surgelati, formaggi, paste ripiene e insaccati (dei quali abbiamo già parlato), ecc.. Continuando ad approfondire l’argomento, nel reportage, emerge che, da analisi effettuate in laboratorio, su un campione di superconcentrato cinese, questo conteneva antiparassitari cancerogeni considerati illegali, già da tempo, in tutta l’Unione Europea. Si deve, ulteriormente, considerare che la Repubblica Popolare Cinese utilizza dei parametri, per la regolamentazione dell’utilizzo di pesticidi, molto diversi dai nostri, potremmo definirli “di manica larga”. Segnaliamo che l’art. 4, comma 49, della legge n. 350/2003 indica che se c’è pericolo di inganno nei confronti del consumatore circa l’origine geografica del prodotto (cioè quello di ritenerlo erroneamente italiano), l’indicazione espressa sulla sua provenienza non impedisce di considerare “mendaci” le altre indicazioni e di sanzionarle, di conseguenza l’etichetta è penalmente illecita. La legge n. 350 del 2003, quindi, tratta con sanzione penale, l’indicazione “menzognera” che ha come finalità quella di trarre in inganno il consumatore. Ricordiamo, ancora, che l’art. 2, par. 1, lett. a) della dir. 2000/13, come anche l’art. 2 del d.lgs. n. 109/92, indica, come principio generale del sistema di etichettatura, il divieto di indurre il consumatore in errore circa l’origine e la provenienza geografica dell’alimento. In questo difficile panorama l’unico consiglio che ci sentiamo di darvi, a parte lo scegliere, al supermercato, salse che in etichetta riportino la dicitura “100% pomodori italiani” che, come ricordiamo, è un’indicazione tutelata dalla legge, è quello di fare la salsa in casa, essendo, il procedimento molto semplice e poco dispendioso in termini di danaro, l’importante è avere abbastanza tempo per la realizzazione della conserva (di vero pomodoro italiano).

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Additivi Alimentari (E…)

Gli additivi alimentari sono quelle sostanze chimiche impiegate nell’industria alimentare durante la preparazione, lo stoccaggio e la commercializzazione di prodotti destinati all’alimentazione. Sono pochi gli alimenti ai quali non è consentito addizionare alcun additivo nel processo produttivo: latte fresco pastorizzato, olio vergine di oliva, yogurt al naturale, zucchero, miele e paste alimentari secche. La tabella è stata realizzata (in particolare “pericoloso per i bambini”) con i dati emersi da una ricerca effettuata dalla Southampton University in accordo con la FSA (Food Standards Angency).   Sono definiti per legge come additivi alimentari: qualsiasi sostanza, senza valore nutritivo, che viene aggiunta intenzionalmente ai prodotti alimentari per: – preservare la freschezza degli alimenti: conservanti, che rallentano la crescita di microbi, e antiossidanti, che prevengono i fenomeni di irrancidimento. – migliorare le caratteristiche sensoriali degli alimenti: coloranti, addensanti, emulsionanti, dolcificanti, esaltatori di sapidità. – per facilitare la lavorazione degli alimenti: agenti antischiuma, antiagglomeranti ecc. Proviamo a raggrupparli per facilità di consultazione E100-E199: (coloranti) Conferiscono una determinata colorazione ad un alimento E200-E299: (conservanti) Rallentano o impediscono lo sviluppo di microrganismi pericolosi per la salute E300-E399: (antiossidanti) Evitano che il colore dell’alimento cambi e si inscurisca; (Regolatori di acidità) Modificano o controllano l’acidità e l’alcalinità di un prodotto alimentare. Sali di fusione (E 331, E 332, E333, E 450) Disperdono le proteine contenute nel formaggio realizzando così una distribuzione omogenea dei grassi e degli altri componenti. Vengono utilizzati per la realizzazione di formaggi fusi come sottilette, formaggini, ecc. E400-E499: (addensanti) Aumentano la densità e la consistenza dell’alimento; (stabilizzanti) Mantengono lo stato fisico-chimico di un prodotto alimentare, inclusa la sua colorazione; (emulsionanti) impiegati per stabilizzare e omogeneizzare in un prodotto alimentare, sostanze non miscibili tra loro (come grassi e acqua). (Gelificanti) (E 400 a E441) Danno consistenza e rendono il prodotto spalmabile e pastoso. Vengono utilizzati ad esempio nelle marmellate e confetture E500-E599: (regolatori di acidità e antiagglomeranti) Impediscono la formazione di grumi. Generalmente sono aggiunti ai prodotti in polvere per impedire l’aggregazione causata dall’umidità. Sono costituiti da: magnesio carbonato (E 504), biossido di silicio idrato (E 551), silice colloidale (E 551), calcio carbonato (E 170) E600-E699: (esaltatori di sapidità) Rinforzano il sapore degli alimenti (il più utilizzato è il glutammato monosodico) E900-E999 (vari): Edulcoranti (Acesulfame K E950; Aspartame E951; Ciclammato E952; Neotame E961; Saccarina E954; Stevia E960; Sucralosio E955) Conferiscono un sapore dolce agli alimenti Amidi modificati (E 1401…). Si ottengono da amidi alimentari mediante trattamenti chimici e hanno un’azione più efficace rispetto all’amido naturale Agenti lievitanti. Sono sostanze o combinazione di sostanze che liberano gas aumentando il volume di un impasto o di una pastella Più in dettaglio Acidificanti (o acidi). Aumentano l’acidità dei prodotti alimentari e conferiscono ad alimenti e bevande un gusto acidulo. Possono avere anche azione conservativa Agenti di carica Aumentano il volume del prodotto senza apportare modifiche al valore energetico Agenti di resistenza Rendono o mantengono saldi o croccanti i tessuti dei frutti o degli ortaggim insieme ad agenti gelificanti consolidano un gel Agenti di rivestimento Applicati sulla superficie esterna conferiscono al prodotto alimentare un aspetto brillante e protettivo Agenti di trattamento delle farine (E 221, E 222, E223, E 300) Vengono aggiunti alla farina o agli impasti per migliorarne le qualità di cottura Antischiumogeni Impediscono o riducono la formazione di schiume. Queste sostanze vengono impiegate generalmente nelle bevande destinate ai distributori automatici Enzimi Possono non essere menzionati in etichetta e vengono utilizzati per molti scopi (ad esempio per intenerire le carni) Umidificanti Impediscono l’essicazione degli alimenti o promuovono la dissoluzione di una polvere in un ambiente acquoso

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