Cibi Genuini

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Chi Siamo

Sappiamo quello che mangiamo ? cosa acquistiamo? Cosa diamo ai nostri figli? CibiSanieGenuini® nasce per aiutare i consumatori a fare una spesa attenta e consapevole, è una “guida” per acquistare prodotti italiani, sani, genuini, realizzati senza sostanze chimiche potenzialmente nocive per la salute. La nostra associazione non profit ha promosso l’apertura del punto vendita a Roma in via Catania 39, vienici a trovare per vedere e acquistare solo cibi genuini fatti da piccoli allevatori e fattorie che mantenendo modelli produttivi sostenibili e a tutela della biodiversità sono la chiave per garantire la sicurezza di un’alimentazione sana. Oppure acquista comodamente da casa sul sito www.cibisaniegenuini.com Tutela dei produttori italiani e valorizzazione del Made In Italy La Mission dell’Associazione non profit Cibi Sani e Genuini è – Permettere a chiunque di acquistare alimenti salubri, da coltivazioni e allevamenti che rispettano la biodiversità e il ciclo naturale di piante e animali   (Chiunque deve poter sapere chi, come e dove è stato prodotto il cibo che mangia). – Aiutare i piccoli produttori italiani a preservare coltivazioni e allevamenti sostenibili per la produzione di alimenti sani, genuini e privi di sostanze nocive e potenzialmente pericolose per la salute I prodotti Made In Italy, oltre alle produzioni tipiche e artigianali, garantiscono un elevato livello di qualità anche grazie alle normative italiane e comunitarie in materia di produzione di alimenti, che risultano più rigide di quelle presenti negli altri paesi. Ad esempio in Italia è vietato l’utilizzo di alcuni pesticidi che sono, invece, autorizzati all’estero. Produttori e produzioni sostenibili Oltre a consigliare l’acquisto di prodotti alimentari selezionati soltanto nel rispetto del nostro DISCIPLINARE l’obiettivo di CibiSanieGenuini è quello di aiutare e valorizzare i produttori virtuosi (agricoltori, allevatori, piccole aziende agricole gestite a livello familiare, fattorie, aziende attente alla salute degli animali e all’impatto sociale delle proprie produzioni, ecc.) che mantenendo modelli produttivi sostenibili e a tutela della biodiversità, sono la chiave per garantire la sicurezza di un’alimentazione sana e lontana dalle logiche di mercato nel quale oramai prevale più l’aspetto economico che non quello della nutrizione per l’uomo. I produttori italiani, particolarmente attenti alla qualità, hanno dei costi di produzione elevati e soffrono la competizione delle multinazionali che invece vendono prodotti a prezzi più bassi. L’industria alimentare, infatti, introducendo ingredienti chimicamente raffinati e di scarsa qualità (es. grassi vegetali saturi), additivi chimici (es. conservanti, coloranti, ecc), sfruttando allevamenti intensivi (nei quali vengono maltrattati gli animali) riesce ad abbassare i costi di produzione, offrendo sul mercato alimenti con scarse qualità nutrizionali a vantaggio di un prezzo molto contenuto. (*OGM limitatamente alle informazioni fornite nella confezione dal produttore o confrontando i dati tra stabilimenti in italia che producono con OGM e stabilimento di produzione del prodotto riportato nella confezione) E-mail: info @ cibisaniegenuini.it – noprofit.cibisaniegenuini @ pec.giuffre.it Phone: 351 855 11 85 (anche su whatsapp) 06. 83958389 – 090. 363112 –  Roma – Pavia – Messina Limiti di responsabilità Ogni notizia o consiglio alimentare e non, contenuti nel sito www.CibiSanieGenuini.it , devono intendersi a solo scopo informativo. Tali informazioni non devono mai sostituire la consulenza personalizzata di un medico, dietologo o nutrizionista. Pertanto, ogni decisione presa sulla base di queste indicazioni dev’essere intesa come personale e secondo propria responsabilità. CibiSaniGenuini, in ogni caso, adotterà ogni ragionevole misura al fine di evitare che siano pubblicate, nel sito web, opinioni manifestamente diffamatorie ed offensive o chiaramente in contrasto con diritti di terzi. Chiunque riscontri errori, omissioni ed inesattezze nei materiali, dati e informazioni pubblicati e/o nelle opinioni espresse presenti sul sito www.CibiSanieGenuini.it,  ovvero ritenga che tali materiali, dati, informazioni e/o opinioni violino i propri diritti, ha facoltà di rivolgersi allo Staff di redazione all’indirizzo info@cibisaniegenuini.it. In questa eventualità CibiSanieGenuini procederà alle dovute verifiche e nel caso in cui la denuncia dell’utente risulti fondata, provvederà a rimuovere dal sito web materiali, dati, informazioni e/o opinioni che si rivelino non completi, inesatti o in violazione dei diritti di terzi. Il sito www.CibiSanieGenuini.it  non è nè può ritenersi assimilabile ad una testata giornalistica e viene aggiornato senza alcuna periodicità, esclusivamente sulla base della disponibilità del materiale. Pertanto, non è un prodotto editoriale sottoposto alla disciplina di cui all’art. 1, comma III della L. n. 62 del 7.03.2001.

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Produzioni certificate: il made in Italy agroalimentare nel mondo

Un valore alla produzione vicino ai 15 miliardi di euro, con una crescita del 6% su base annua e un peso dell’11% sul fatturato totale dell’industria agroalimentare nazionale, capace di generare un export da 8,4 miliardi (oltre un quinto dell’intero comparto). Quelli del Rapporto Qualivita-ISMEA sulle produzioni certificate, presentato nel 2018, sono numeri che lasciano pochi dubbi sul ruolo che il settore, forte di 818 prodotti tra Food e Wine, riveste all’interno del comparto. Le produzioni certificate dimostrano una forte capacità di traino per le altre produzioni, soprattutto nell’ottica dell’esportazione. La crescita del settore sta intervenendo, certifica l’analisi Qualivita-ISMEA, anche nel rapporto fra sistema delle DOP IGP e industria alimentare, la quale mostra un interesse crescente verso produzioni capaci di attirare segmenti di consumatori sempre più ampi e di imporsi sul mercato con prezzi premium. Lo testimonia certamente il forte investimento fatto dalla Grande distribuzione su linee dedicate ai prodotti certificati , ma anche la continua espansione della presenza di questi prodotti nell’Horeca, sempre più propenso a valorizzare la presenza di DOP e IGP nella propria offerta. A questo si va ad aggiungere la scelta di alcuni grandi brand del settore alimentare di stringere accordi con le produzioni certificate per poter offrire ai consumatori la scelta di materie prime italiane di qualità (certificata). Si tratta senza dubbio di una grande opportunità di crescita per il settore che deve però essere gestita in maniera attenta per evitare il rischio di una “banalizzazione del valore”, così come, si sottolinea nel rapporto, è fondamentale gestire una comunicazione adeguata che guidi il consumatore nel distinguere chiaramente il prodotto a IG nelle sue varie forme presenti sul mercato. I numeri delle produzioni certificateAlla fine dell’anno 2017 si contano complessivamente 3.005 prodotti DOP IGP STG nei Paesi UE ed Extra UE, di cui 1.419 prodotti Food (47%) e 1.586 prodotti Wine (53%). Nel corso del 2017 sono stati registrati complessivamente 46 nuovi prodotti, 39 del comparto Food e 7 del comparto dei Vini. L’Italia con i suoi 818 prodotti (264 consorzi e 70 organismi di controllo) è il Paese con il maggior numero di filiere DOP IGP al mondo e nel corso del 2017, ha registrato 4 nuove denominazioni: l’olio e.v.o. Marche IGP (Marche), i Vitelloni Piemontesi della Coscia IGP (Piemonte e Liguria) appartenenti alla categoria delle carni fresche, il formaggio Ossolano DOP (Piemonte) e fra gli ortofrutticoli la Lenticchia di Altamura IGP (Puglia, Basilicata). Per quanto riguarda il comparto “Food”, l’Italia raggiunge i 6,6 mld di euro di valore alla produzione (+3,3% rispetto all’anno precedente) e 13,6 al consumo (+3%), l’export tocca i 3,4 mld (+4,4%). Se si considera l’intervallo temporale degli ultimi dieci anni (2006-2016) il comparto ha seguito un trend in costante crescita per tutti i parametri economici analizzati con tassi di incremento molto elevati sia per valore alla produzione (+47%) che per valore al consumo (+64%) e con risultati eccellenti per valore all’export (+262%). Per il “Wine”, invece, la produzione si attesta su 3 mld di bottiglie (+5,4%) con un valore alla produzione di 8,2 mld (+7,8%) e un export vicino ai 5 mld (4,97 mld +6,2%). Risultati ottenuti grazie a una superficie iscritta pari a 509mila ettari e una produzione che arriva intorno al 50% del vino totale prodotto in Italia (25 milioni di ettolitri, di cui 22,5 milioni imbottigliati). Il territorio Le produzioni certificate sono presenti in maniera capillare sul territorio nazionale e rivestono un ruolo sempre più importante, pur con rilevanti differenze nelle diverse aree del Paese. L’impatto del sistema risulta infatti concentrato geograficamente, con le prime aree del Nord-Est in cui si trova la maggioranza dei distretti più rilevanti economicamente (58% valore Food, 56% valore Wine), ma non sono pochi i territori che hanno beneficiato della forte crescita relativa delle proprie filiere di riferimento. Produzioni più piccole, che esprimendo al massimo il proprio potenziale riescono a trainare il settore agroalimentare di qualità da nord a sud del Paese. Le prime quattro regioni coprono oltre il 70% del valore nazionale (per i comparti Food e Wine) e nelle regioni del Nord-Est si concentra la maggioranza dei distretti più rilevanti economicamente. Andando ad analizzare il quadro del ritorno economico generato dalle produzioni certificate, nel comparto “Food” emergono i risultati dell’Emilia Romagna (2.751 mln di €) e della Lombardia (1507 mln di €), seguite da Veneto (384 mln di €), Campania (366 mln di €), Trentino Alto Adige (355 mln di €), Friuli Venezia Giulia (318 mln di €), Sardegna (289 mln di €) e Piemonte (268 mln di €). Anche nel comparto “Wine” alcune regioni si segnalano per un impatto economico (vino sfuso) di grande valore molto spesso legato a denominazioni con affermazione consolidata da anni a livello internazionale. Il Veneto guida grazie al contributo di quasi tutte le sue province (1.276 mln di €), seguono la Toscana (442 mln di €), il Piemonte (352 mln di €), il Friuli Venezia Giulia (218 mln di €), il Trentino Alto Adige (198 mln di €), la Sicilia (126 mln di €), la Lombardia (125 mln di €) e l’Emilia Romagna (111 mln di €). Sotto i 100 milioni di euro, ma con un valore significativo anche Puglia (92 mln di €) e Abruzzo (89 mln di €). GDO: il principale canale di vendita Nel 2016 le vendite di questi prodotti attraverso il canale della GDO sono cresciute del +5,6% in valore, con un trend molto più sostenuto di quello del totale dell’agroalimentare a peso fisso (+1,2%). Ad oggi questo canale copre il 52% del mercato.L’analisi dei canali di vendita nazionali delle aziende Food DOP e IGP mostra come la GDO si riveli ancora il principale driver coprendo più della metà del mercato interno (52,1%), con un incremento del +8% negli ultimi 10 anni, e risulta particolarmente rilevante per i Prodotti a base di carne e gli Aceti balsamici i quali commercializzano attraverso la GDO circa due terzi della produzione. Horeca e produzioni certificate: un rapporto sempre più stretto nel nome della qualità e del territorio Se si analizza il ruolo svolto dal canale Horeca per le produzioni certificate, nel complesso circa il 4,6% del totale, si comincia a nota una

Il falso Biologico

Sono 60mila le aziende italiane che operano in regime di Biologico ed il consumo dei prodotti BIO è aumentato notevolmente negli ultimi anni. Apparentemente sembra una buona notizia perché evidenzia una sempre crescente sensibilità del consumatore verso prodotti realizzati da filiere sostenibili, tuttavia anche in questo caso vale il famoso detto “non è tutto oro quello che luccica”, perché i prodotti certificati Biologici e venduti, soprattutto, nella grande distribuzione organizzata (es. supermercati) non sono sempre così naturali come a volte ci vogliono fare credere. Comprare biologico vuol dire pagare un prezzo più alto, sia perché produrre un VERO biologico ha costi più elevati, sia perché viene pagata la certificazione Biologica: un’azienda agricola deve pagare un organismo di certificazione che possa certificare il regime di produzione biologica adottato dall’azienda richiedente. Ma come è prevedibile la maggiore richiesta da parte del mercato di prodotti Bio fa gola a tutti, anche ai produttori meno onesti. Tra i fatti di cronaca che hanno svelato truffe del “finto biologico” ricordiamo quella del 2016, denunciata anche da Report (Rai 3),  nella quale l’imprenditore Liuzzi di San Paolo di Civitate, ha venduto 10500 tonnellate di grano duro dichiarandolo biologico, nonostante i suoi terreni avessero una capacità produttiva di 50 tonnellate al massimo. Dalla documentazione, infatti, è emerso che l’imprenditore possedeva 11 ettari di terreni, ma al momento della vendita alla cooperativa Tiati, gli ettari diventarono 675 con l’obiettivo di giustificare una produzione superiore alle 10mila tonnellate. Queste tonnellate di grano sono state poi vendute ai mulini più grandi d’Italia, tra questi Santacroce, Grassi, DeVita e De Matteis. Per scoprire che il grano venduto e acquistato dai mulini non fosse realmente biologico sarebbe bastato andare a vedere cosa c’era scritto sul certificato di vendita, cosa che gli organismi di certificazione biologica di questi mulini non hanno fatto, in particolare gli enti Ccpb e Bioagricert. Ccpb certifica il mulino Grassi di Parma, leader mondiale di pasta, il quale aveva comprato 4 mila tonnellate di questo grano non biologico ed una volta acquistato lo aveva mischiato con quello già presente in azienda all’interno dei silos. La frode è emersa dopo oltre 5 mesi, quando ormai il grano era stato trasformato in pasta ed era già stato venduto in tutta Europa come biologico, nonostante non fosse grano biologico e non se ne conoscesse neanche la provenienza. LE AZIENDE CONTROLLATE SONO PROPRIETARIE DELL’ENTE CHE LI CONTROLLA Il Mulino Grassi è certificato dall’Ente Ccpb che certifica tutti i marchi più importanti come Orogel, Almaverde, Granarolo, Parmalat, Coop, Naturasì, Alcenero… Sono 160 aziende associate in un consorzio denominato il “Biologico” che è il proprietario di Ccpb, in pratica i controllati sono proprietari dell’Ente che li controlla. Chi deve vigilare sulla correttezza e imparzialità degli organismi di certificazione è l’ente unico di accreditamento denominato “Accredia”. Nell’inchiesta di Bernardo Iovene per Report è stato chiesto al direttore generale di Accredia, Filippo Trifiletti, come sia possibile che un consorzio di aziende sia proprietario dell’Ente che li controlla? La risposta di Trifiletti: “Il consorzio in quanto forma giuridica non produce e non immette prodotti sul mercato” quindi non si configura un conflitto di interessi. E con questo escamotage della forma giuridica di Conosrzio, Orogel, Almaverde, Granarolo, Parmalat, Coop, Naturasì, Alcenero e gli altri si “autocertificano” Biologici con tutto ciò che comporta: prezzi più alti, prodotti venduti come di qualità, ecc. Il tutto ha discapito dei piccoli produttori artigianali e sostenibili che devono comptere con questi colossi che trovano il modo di certificare come biologici prodotti che di biologico hanno poco o addirittura niente.

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Arnica, perchè utilizzarla

L’Arnica è una pianta ad arbusto che cresce spontaneamente nei prati d’Europa e del Nord America, caratterizzata da un bel fiore dai petali giallo intenso, per le sue proprietà terapeutiche, l’Arnica viene utilizzata con successo per condizioni patologiche specifiche quali: -contusioni, ferite e traumi. -ecchimosi ed eruzioni cutanee. -stati di alterazione della coscienza: quali torpore o shock e spaventi. -emorragie celebrali. -infezioni. -setticemia. -nausea e vomito. L’arnica è disponibile in diversi formati.   Il più comune è certamente la pomata, ma potete trovare anche l’arnica in granuli o in compresse, sotto forma di oli, gocce, arnica gel e fiale. Le sue “aree di intervento” riguardano i vasi sanguigni, i nervi, i tessuti molli del corpo, gli organi dell’apparato digestivo, anche se la sua specificità è quella di essere un rimedio da usare in caso di trauma. la posologia va stabilita in base all’entità del trauma stesso.   L’arnica si può usare anche in forma di decotto. Basterà procurarsi i fiori freschi della pianta (dal nostro erborista di fiducia). Ce ne servono due cucchiai per un’applicazione, da far bollire in un litro d’acqua per cinque minuti. Si filtra il succo ricavato e si applica sulle parti che abbiano subito una lesione, o una distorsione muscolare con una garza. Il decotto va fatto agire per circa 20 minuti. Nonostante si tratti di un rimedio naturale, le controindicazioni dell’arnica non devono essere sottovalutate. Non assumete l’arnica in compresse e non applicate l’arnica in pomata sulla pelle in caso di gravidanza o allattamento al seno. Questo rimedio naturale potrebbe provocare anche delle reazioni allergiche nelle persone sensibili alle piante della famiglia delle Asteraceae/Compositae; non applicate l’arnica sulle ferite aperte, ed evitate di assumerla se soffrite di sindrome del colon irritabile (IBS), ulcere, malattia di Crohn, o altre condizioni intestinali. L’Arnica potrebbe anche aumentare la frequenza cardiaca, quindi evitate questo rimedio se soffrite già di questo disturbo, e lo stesso vale per chi soffre di pressione alta, poiché l‘Arnica potrebbe aggravare il problema.

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Fregula: tipica pasta sarda

La fregula è un tipo di pasta di semola prodotto in Sardegna, è formata da piccole palline di grano duro e acqua, lavorate a mano e tostate poi nel forno. Vista la sua forma è chiamata il cous cosu italiano anche se è più simile ai Berkoukes nordafricani e ai ptitim israeliani. Non sappiamo con certezza se la fregola, come tanti cibi della cucina sarda, sia nata da influenze puniche, cartaginesi o dalle sapienti mani autoctone delle donne sarde, l’unica cosa che sappiamo è che un documento dello Statuto dei Mugnai di Tempio Pausania risalente al XIV secolo ne regolamentava la preparazione, che doveva avvenire rigorosamente dal lunedì al venerdì, per potere destinare ai campi l’acqua del sabato e della domenica. Come si prepara la fregula? La si puà trovare di varie dimensioni, ma normalmente la pallina fatta di pasta semola ha una diametro di circa 2-3 mm. Per prepararla bisogna disporre la semola su un piatto largo e fondo di terracotta, impastandola e lavorandola con un movimento circolare delle mani utilizzando acqua tiepida e salata. Dopo di che viene lasciata asciugare su un telo e poi tostata in forno per una quindicina di minuti: questo processo garantisce l’assunzione del caratteristico colore dorato e il sapore davvero unico e particolare. Tra le ricette con la fregola più rinomate v’è sicuramente quella della fregula con cocciula, ossia fregola con le arselle. Da non confondere però con le telline toscane e genovesi, le arselle della cucina sarda sono vongole veraci, per l’appunto, sarde, che insieme all’artigianale pasta di semola permettono di mangiare un piatto buono, sano e genuino!

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Obesità e conservanti

Obesità : i conservanti alimentari possono interferire a livello ormonale e promuoverla L’obesità presenta una genesi di natura multifattoriale, e sempre più evidenze stanno portando a considerare fra le cause d’insorgenza l’assunzione, sempre più massiccia, di alcuni conservanti alimentari che vengono aggiunti ai cereali per la prima colazione e ad altri prodotti quotidiani. Ricerca Clinica e di Base Un nuovo studio pubblicato in Nature Communications spiega come i ricercatori del Cedars-Sinai abbiano sviluppato una nuova piattaforma e un protocollo per testare gli effetti delle sostanze chimiche note come disgregatori endocrini sull’uomo. Le tre sostanze chimiche testate in questo studio, presenti in abbondanza nella vita moderna, sono il butilidrossitoluene (BHT) che è un antiossidante comunemente aggiunto ai cereali per la prima colazione e ad altri alimenti, al fine di proteggere le sostanze nutritive e conservare i grassi; l’acido perfluorooctanoico (PFOA) che è un polimero presente in alcune pentole, moquette e altri prodotti e la tributiltina (TBT) che è un composto presente nelle vernici che può entrare nell’acqua e accumularsi nei frutti di mare. I ricercatori hanno utilizzato tessuti che producono ormoni, coltivati da cellule staminali umane per dimostrare come l’esposizione cronica a queste sostanze chimiche può interferire con i segnali inviati dal sistema digestivo al cervello per indicare che siamo “sazi” dopo i pasti. Quando questo sistema di segnalazione si interrompe, le persone spesso continuano a mangiare e aumentano di peso. La scoperta più rilevante é che ognuno di questi prodotti chimici ha danneggiato gli ormoni reponsabili della comunicazione tra l’intestino e cervello, ma non solo: nel testare i tre additivi contemporaneamente, lo stress causato si è dimostrato molto più grave. Tra le tre sostanze chimiche testate, il butilidrossitoluene ha prodotto effetti più dannosi rispetto alle altre. Inoltre, altri scienziati hanno dimostrato che questi composti possono distruggere i sistemi ormonali negli animali da laboratorio, ma il nuovo studio è il primo ad utilizzare le cellule staminali pluripotenti e i tessuti umani per documentare come i composti possono disturbare gli ormoni critici per la segnalazione intestinale e prevenire l’obesità nelle persone.  Questo studio rafforza quanto già evidenziato anche dalla metodologia Pneisystem, ovvero che gli interferenti endocrini possono danneggiare i sistemi ormonali umani e contribuire all’epidemia di obesità. Per i loro esperimenti, il team di ricercatori ha utilizzato per primi i campioni di sangue prelevati dagli adulti e poi, attraverso la riprogrammazione dei geni, ha convertito le cellule in cellule staminali pluripotenti indotte. Quindi, utilizzando queste cellule staminali, ha sviluppato il tessuto epiteliale umano e tessuti neuronali della regione dell’ ipotalamo del cervello, la regione che regola l’appetito e il metabolismo. I ricercatori hanno poi esposto i tessuti a BHT, PFOA e TBT, uno per uno e anche in combinazione e osservato che le sostanze chimiche hanno interrotto reti che consentono agli ormoni di segnalazione di mantenere la loro struttura e essere trasportati fuori dalle cellule, rendendoli inefficaci. Le sostanze chimiche hanno anche danneggiato i mitocondri – strutture cellulari che trasformano cibo e ossigeno in energia e guidano il metabolismo del corpo. Poiché i danni chimici si sono verificati nelle “giovani” cellule, i risultati suggeriscono che un sistema ormonale difettoso potrebbe potenzialmente influenzare una madre incinta e il feto nel grembo materno. La nuova mission del Nutrizionismo pone grande attenzione alla cura dell’obesità, in quanto metodologia all’avanguardia per la gestione delle patologie a carattere endocrino e metabolico. Tale mission concentra la terapia su 4 pilastri fondamentali: – Ottimizzare le risorse psichiche attraverso l’apprendimento delle tecniche più moderne di gestione dello stress. – Dieta personalizzata in chiave antiossidante e antinfiammatoria – Potenziare l’asse psico-immunologico attraverso il movimento inteso come attività quotidiana – Saper selezionare i migliori integratori/ fitoterapici/nutraceutici/principi della low dose medicine e comporre un piano terapeutico centrato sulla persona.   Dott. Alfredo Iannello, Nutrizionista  (www. alfredoiannello .it)

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