Cibi Genuini

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I polli Fileni

L’azienda marchigiana Fileni è il terzo player italiano per la produzione di carni avicole e primo per la produzione di carni bianche biologiche.
Ma nel castello Fileni qualcosa non torna.
Il 9 gennaio 2023 Report pubblica un’inchiesta a firma della giornalista Giulia Innocenzi, a seguito dell’indagine dell’associazione animalista LAV (Lega Anti-Vivisezione), in cui accusa l’azienda di offrire ai consumatori informazioni fuorvianti sulle carni prodotte.
Lo scandalo nasce dalla contestazione, supportata da fotografie e riprese effettuate negli stabilimenti aziendali, della linea di produzione Fileni Bio (circa 1/3 della superficie totale destinata all’allevamento), marchio debitamente registrato presso la UE: polli asserragliati nei capannoni e non liberi nell’aia; alimentazione a base di mangimi Ogm; maltrattamenti e pratiche di abbattimento crudeli praticate dal personale aziendale.
Già nel novembre 2022, un’altra inchiesta sollevava un gran polverone sul fantastico mondo del bio (o pseudo tale).
L’indagine fu condotta da RaiNews24 in collaborazione con l’associazione animalista Animal Equity, puntando il dito sui poveri polli destinati alla vendita nei supermercati Lidl, vittime di allevamenti intensivi.
La documentazione fotografica mostrava polli in sofferenza, infestati da parassiti e con molta probabilità vittime di infezioni a causa delle scarse condizioni igieniche dei locali destinati all’allevamento.
Tornando al servizio di Report, Fileni nega la discrepanza tra quanto dichiarato nelle etichette alimentari e le pratiche aziendali attuate. Dichiarando che rispettano la normativa del biologico utilizzando i polli Broiler, chiamati anche polli da carne. Un pollo geneticamente modificato negli anni 50 incrociando varie razze (quindi è un meticcio), per rispondere alla sempre più crescente domanda di tanta carne a poco prezzo.

Inoltre l’azienda ha replicato alle accuse che i polli sono ammassati nei capannoni: la legge prescrive che i polli debbano vivere all’aperto per almeno 1/3 della loro vita, non sempre;

Sull’utilizzo di componenti Ogm per l’alimentazione degli animali: dichiarano che non verrebbero usati Ogm, anche se la legge ne consente l’utilizzazione negli allevamenti convenzionali;
Sui maltrattamenti e pratiche di abbattimento crudeli: l’azienda agisce conformemente alla legge, in quanto la normativa europea (art. 4 regolamento UE 1099/2009) consente espressamente l’abbattimento tramite torsione del collo.

L’inchiesta condotta dalla giornalista Rai Innocenzi avrebbe rilevato altre irregolarità, fra cui l’assenza di luce naturale nei capannoni nonché l’eccessiva concentrazione di ammoniaca nell’aria rilevate nelle aree dove sorgono gli stabilimenti aziendali.

Cosa possiamo evincere da questa triste vicenda, al di là di quello che il perfido diritto consente di fare?

Un’azienda in grado di produrre 50 milioni di esemplari l’anno per soddisfare la domanda dei consumatori difficilmente può operare in regime di allevamento biologico, rispettando il ciclo di vita naturale dell’animale e una sana alimentazione, priva di antibiotici e ormoni della crescita (per accorciare i tempi di allevamento): si tratta di un principio logico, di cui si avvede il consumatore dotato di buon senso, e ciò a prescindere dalla diffusione di inchieste sul tema e di denunce di associazioni animaliste.

La quantità è nemica della qualità, è una legge non scritta.
Tra l’altro, il prezzo del pollo Fileni eguaglia spesso e volentieri quello del pollo allevato artigianalmente e in regime di biologico.
Basta fare un confronto fra i prezzi normalmente praticati dalle grandi catene di supermercati e alcuni e-commerce di piccole aziende agricole per rendersi conto che, a ben vedere, la scelta del prodotto industriale non si giustifica neanche in ragione del prezzo.
Quindi il raggiro è doppio: pollo di qualità discutibile a un prezzo non competitivo se non in presenza di offerte promozionali cicliche (ad esempio carne da smaltire velocemente perché sotto scadenza).

Insomma, viva il gioco delle tre carte.

Ma non ci interessa entrare nel merito del contraddittorio tra Fileni e i suoi detrattori.

Ciò che a noi importa è aiutare il consumatore a decifrare le mistificazioni insite nella comunicazione e nel marketing per diffondere una maggiore consapevolezza sulla nutrizione salubre e su una corretta educazione alimentare.

Per tutte queste ragioni consigliamo sempre ai nostri clienti di visitare personalmente le aziende di cui promuoviamo i prodotti, affinché vedano con i loro occhi come vengono allevati gli animali.

Insomma, San Tommaso docet: se non vedo, non credo.

Per non diventare, anche noi, polli d’allevamento.

#mangiasano
#consapevolezza
#educazionealimentare

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