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Etichetta “100% italiano” nei salumi

E’ entrato finalmente in vigore il Decreto interministeriale n. 230 del 16-09-2020, che regola le disposizioni per “l’indicazione obbligatoria del luogo di provenienza nell’etichetta delle carni suine trasformate”.

L’obiettivo è assicurare una corretta e completa informazione ai consumatori, nonché rafforzare la prevenzione e la repressione delle frodi alimentari e della concorrenza sleale.

Era da tempo che si rendeva necessario intervenire per evitare la frode compiuta nei confronti dei consumatori, i quali acquistavano salumi realizzati con carne di suini allevati in modo intensivo e disumano, provenienti da varie parti del mondo come ad esempio l’Est Europa. Addirittura si stima che 3 prosciutti su 4 venduti in Italia provengano da allevamenti intensivi e non italiani.

E’ diventato, dunque, obbligatorio inserire l’indicazione del luogo di provenienza della carne suina con le seguenti modalità: “Paese di nascita”, “Paese di allevamento”, “Paese di macellazione.

Pertanto, la dicitura “100% italiano” è utilizzabile solo quando la carne proviene da suini nati, allevati, macellati e trasformati in Italia.

Quando la carne proviene, invece, da suini nati, allevati e macellati in uno o più Stati membri dell’Unione europea o in stati non appartenenti all’Unione Europea, l’indicazione dell’origine può apparire nella forma “Origine: UE” o “Origine: Extra UE”.

Per le violazioni delle disposizioni relative all’indicazione obbligatoria della provenienza previste dal decreto, si applicano le sanzioni previste dal decreto legislativo 15 dicembre 2017, n. 231, nel quale è prevista la sanzione amministrativa pecuniaria del pagamento di una somma da 3.000 euro a 24.000 euro.

Purtroppo, però, il decreto si applicherà soltanto sino al 31 dicembre 2021. Infatti, come si legge nel testo del Decreto, lo stesso opererà in via sperimentale.

Inoltre, i prodotti immessi sul mercato o etichettati prima dell’entrata in vigore del Decreto potranno essere commercializzati fino ad esaurimento delle scorte o, comunque, entro il termine di conservazione previsto in etichetta. Quindi, purtroppo, continueranno ad essere venduti ai “poveri” consumatori.

Ci auguriamo che dopo questo periodo di sperimentazione verrà regolamentato definitivamente ed in modo appropriato l’inserimento in etichetta delle informazioni di provenienza della carne utilizzata negli insaccati venduti in Italia, nei supermercati e negozi di generi alimentari.

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