Dicembre 08, 2022
La grande truffa delle etichette e il finto biologico
I consumatori oggi sono sempre più esigenti, vogliono cibi e bevande di buona qualità e quindi prodotti più sani, sono sempre più consapevoli dell’impatto che il cibo che mangiano ha sulla salute. E’ aumentata anche l’attenzione verso le produzioni sostenibili.
L’industria alimentare studia e conosce queste preferenze e ricorre a varie strategie di marketing rivolte a dare l’impressione che un prodotto sia più sano o di migliore qualità rispetto a quanto non lo sia veramente.
Tra le nuove tecniche di marketing c’è anche quella di marchiare il prodotto come biologico. Si pensi che l’organismo di certificazione biologica Ccpb – uno dei più grandi – certifica i marchi NATURASI’, OROGEL, ALCENERO, ALMAVERDE, GRANAROLO, PARMALAT, COOP, ecc. Sono 160 aziende associate in un consorzio denominato “il Biologico” che è il proprietario di Ccpb, in pratica i controllati sono proprietari dell’Ente che li controlla.
Leggi l’approfondimento: www.cibisaniegenuini.it/il-falso-biologico
Siamo “bombardati” da etichette alimentari attraenti, belle confezioni, descrizioni come “naturale”, “tradizionale”, “artigianale”, “ricco di frutta”, “con farina integrale”, ecc. Tutte indicazioni utilizzate solo per invogliare il consumatore ad acquistare prodotti industriali.
I consumatori vogliono e meritano precisione nelle informazioni presenti nelle confezioni del cibo che acquistano e mangiano. Ma nonostante la legislazione abbia provato negli anni ad individuare regole sull’etichettatura degli alimenti, continua l’elevata prevalenza in tutta Europa all’utilizzo di trucchi ed escamotage per ingannare i consumatori. Quindi vengono utilizzate pratiche scorrette che danno ai consumatori la percezione di acquistare prodotti di alta qualità anche quando ci si trova davanti a prodotti scadenti.
In base alle indagini dell’Organizzazione europea dei consumatori (BEUC) è emerso che i tre tipi di etichettatura fuorviante più diffusi sono:
– L’enfasi del concetto di Qualità, attraverso descrizioni, appunto, come tradizionale o artigianale e immagini che danno l’impressione di un’ottima qualità dell’alimento anche se il processo produttivo è di tipo industriale (e non artigianale) o proviene da agricoltura e/o allevamenti intensivi.
– L’utilizzo della Frutta attraverso belle immagini o indicazioni specifiche per commercializzare alimenti che in realtà non hanno frutta o hanno un contenuto bassissimo di questa tra gli ingredienti.
– L’indicazione di Grano intero e farina integrale in prodotti con quasi nessun contenuto effettivo di cereali integrali.
Le etichette sono uno strumento fondamentale per le aziende alimentari per comunicare con i consumatori, ma le informazioni fornite sulla scatola devono essere corrette e accurate. Per tale motivo dovrebbe essere imprescindibile avere delle regole chiare per l’etichettatura di cibi e bevande, per evitare di ingannare i consumatori sulla reale natura del cibo e delle bevande che acquistano.
Il BEUC al termine del documento di indagine ha individuato alcuni suggerimenti che meritano una copertura legislativa da parte dell’Europa, tra questi:
– Definire i termini chiave da utilizzare nelle etichette per informare sugli elementi qualitativi degli alimenti e delle bevande;
– Stabilire un livello minimo di cereali integrali utilizzati nella produzione per potere scrivere che si tratta di un prodotto con cereali integrali;
– Stabilire un livello minimo di frutta contenuto nel prodotto per poterlo evidenziare nella confezione;
– L’indicazione della percentuale esatta degli ingredienti utilizzati, da riportare in etichetta.
Diventa, dunque, fondamentale capire come sono stati prodotti e che qualità abbiano gli ingredienti utilizzati nella produzione, dal tipo di allevamento da cui proviene la carne o il latte dei formaggi, fino alla tipologia di agricoltura utilizzata per produrre la frutta e le verdure di stagione con i quali vengono realizzati i prodotti che portiamo nelle nostre tavole.
Come dicevamo però bisogna fare molta attenzione perché le industrie utilizzando sempre più spesso termini ed etichette che cercano di ingannare il consumatore, per ingenerare emotivamente l’idea di una produzione artigianale mentre, molto spesso, si tratta di prodotti realizzati con processi industriali automatizzati. Il più delle volte ci si trova, infatti, davanti a prodotti che contengono coloranti, additivi industriali e zuccheri aggiunti.
Tra i termini più utilizzati secondo l’indagine dell’Organizzazione europea dei consumatori per enfatizzare un prodotto industriale come sano e genuino troviamo: tradizionale, artigianale, fatto in casa, agriturismo, naturale, fresco, integrale, tradizione familiare, pochi grassi, genuino, ecc.
Ti potrebbero interessare anche questi articoli